Quello che succede tra queste quattro mura - immaginiamoci in una stanza di Habbo. Sì, siamo in cerchio e ci stiamo tenendo la mano. No, non puoi scrivere quella parola in chat - non credo sia molto diverso da quello che succede nella testa di un carcerato rinchiuso per tanto-troppo tempo in un buco di cella. L’altro giorno ho dovuto spiegare cosa siano questi 10 minuti di lettura al mese ad una persona che non ne aveva idea, e la prima cosa che mi è venuta in mente è stata: un’esperienza di dissociazione collettiva. Dato che parlavo anche per voi, spero che siate d’accordo con me.
L’ho pensato spesso ultimamente perché sono entrato nella tana del Bianconiglio del putsch di agosto e della dissoluzione dell’Unione Sovietica in generale. Stavo guardando Traumazone di Alan Curtis, un viaggio pazzesco che ripercorre gli anni che vanno dal 1985 al 1999 tramite filmati d’archivio della BBC, proprio per fare i conti con quel periodo storico che sempre avevo allontanato. La decadenza politica, economica e orale di quel tempo mi mangia dentro solo a pensarci, e quindi non ci penso. È come essere a cena con qualcuno, questo o questa va in bagno e torna completamente ricoperto o ricoperta di merda. Ma come, stavamo passando una bellissima serata e ora sei ricoperto o ricoperta di merda? Sì, perché questa è la realtà fuori da questa stanza di Habbo dove ci teniamo la mano e no, non puoi dire quella parola in chat.
E quindi non solo è bello cercare altro, ma è importante cercare altro. È necessario cercare altro. Se gratti un pochino la superficie, se guardi sotto il tappeto, magari ci trovi qualcosa di diverso e magari anche di migliore. È una cosa che ti salva la vita, se la vita sono gli ultimi tempi dell’Unione Sovietica. Come dicevo prima, mi sento condannato certe volte. Mi sento condannato al fatto che il putsch di agosto è esistito. E badate bene, non è che mi sento condannato al fatto che una cosa tanto brutta quanto bella come l’Unione Sovietica non esista più: l’Unione Sovietica può anche finire, ma CRISTO DIO non in una maniera così schifosa. Così noiosa, squallida, che ti fa sentire sporco. Mi sento condannato al putsch di agosto, o alle riforme di Giolitti, o agli studi su un papa qualsiasi. Mi sento condannato a questa merda e mi sento come se stessi per morire. Grattare la superficie, come dicevo, ti salva la vita.
Prima di tutto, però, cosa diamine è il putsch di agosto. Siamo abituati a pensare al muro di Berlino che viene giù quando pensiamo alla fine del socialismo reale, ma dalle parti di Mosca il baraccone continuò ad andare avanti - agonizzando - per qualche altro anno. E per spiegare questa storia è importante sapere anche cosa succedeva lì. A questo punto io ho due scelte: spiegarvi brevemente cosa è successo, o chiedere a ChatGPT di spiegare la storia del putsch di agosto ma come fosse una favola per bambini ambientata in un bosco frequentato da orsi nella quale Boris El'cin è Orso Pasticcione, Michail Gorbačëv è Orso Tontolone, Gennadij Janaev è Orso Brontolone, l'Unione Sovietica è l'Unione degli Orsi Teneroni, il PCUS è il Partito dei Pisolini sotto la Grande Quercia, la Federazione Russa è Orsolandia e il KGB rimane il KGB. Se un domani dovessi scegliere la prima opzione, sparatemi. Andiamo.
C'era una volta un grande e rigoglioso bosco chiamato Unione degli Orsi Teneroni, dove vivevano tanti orsi di diverse forme e dimensioni. In questo bosco, gli orsi avevano creato il Partito dei Pisolini sotto la Grande Quercia, dove si riunivano per prendere importanti decisioni e, naturalmente, fare lunghi pisolini.
Il capo degli orsi era Orso Tontolone, un orso gentile e saggio di nome Michail Gorbačëv. Orso Tontolone stava cercando di portare dei cambiamenti nel bosco per migliorare la vita degli orsi. Tuttavia, alcuni orsi non erano sicuri che questi cambiamenti fossero una buona idea.
Un giorno, un gruppo di orsi guidati da Orso Brontolone, un orso di nome Gennadij Janaev, decise che era il momento di intervenire. Mentre Orso Tontolone era lontano in una parte remota del bosco, Orso Brontolone e i suoi amici del KGB organizzarono un putsch, una sorta di colpo di zampa, per prendere il controllo del bosco e fermare i cambiamenti di Orso Tontolone.
Nel frattempo, in un angolo del bosco viveva Orso Pasticcione, un orso determinato di nome Boris El'cin. Quando Orso Pasticcione venne a sapere del piano di Orso Brontolone, decise di agire. "Dobbiamo fare qualcosa!", disse.
Orso Pasticcione si arrampicò su una grande roccia e chiamò a raccolta tutti gli orsi del bosco. "Orsi del bosco! Orso Tontolone ha bisogno del nostro aiuto! Non possiamo rimanere in disparte!"
Gli orsi di Orsolandia, una parte del bosco dove gli orsi erano molto legati alle loro tradizioni e valori, si unirono a Orso Pasticcione. Si riunirono tutti intorno alla Grande Quercia e cominciarono a marciare verso la tana di Orso Tontolone.
Quando Orso Brontolone vide la grande folla di orsi che marciava, si rese conto che la situazione stava diventando difficile. Gli orsi volevano risolvere la questione insieme e trovare una soluzione che potesse andare bene per tutti.
Alla fine, Orso Tontolone tornò alla sua tana e insieme agli altri orsi discussero su come procedere. Grazie all'intervento di Orso Pasticcione e alla partecipazione degli orsi di Orsolandia, riuscirono a trovare un compromesso che rispettasse le diverse opinioni.
E così, il grande bosco della Unione degli Orsi Teneroni continuò il suo percorso, cercando di bilanciare tradizione e cambiamento, con tutti gli orsi che lavoravano insieme per il bene comune.
E vissero tutti nel loro meraviglioso bosco, dove anche i pisolini sotto la Grande Quercia continuarono ad essere un momento di pace e riposo per tutti.
Quale migliore maniera di descrivere la traiettoria post-sovietica della Russia, se non un meraviglioso bosco nel quale i pisolini sotto la Grande Quercia continuano ad essere un momento di pace e riposo per tutti? E soprattutto, posso io ora accettare che mi si spieghino le cose in una maniera diversa da questa? Posso io tornare ad una realtà dove Orso Tontolone non esiste ma esiste Gorbačëv, Orso Pasticcione non esiste ma esiste El'cin e Orso Brontolone non esiste ma esiste Janaev? No, non posso. Posso però sforzarmi di trovare un riparo durante questo temporale, e per fortuna penso di averlo trovato.
È un filmato, il filmato che Gorbačëv chiamava il suo “messaggio per il mondo”. Dovete sapere che mentre Janaev e i suoi uomini cercavano di occupare più parti possibili di Mosca alla bene e meglio, Gorbačëv era in vacanza nella sua dacia di Capo Foros, in Crimea. La domanda che segue è scontata: pescare e bere in Crimea mentre nella capitale del tuo impero ci sono migliaia di soldati, 279 veicoli da combattimento di fanteria, 148 mezzi corazzati e 362 carri armati della 4ª Divisione corazzata delle guardie Kantemirovka che cercano di incularti malissimo, è chill o non è chill? La risposta , sorprendentemente: no, non è chill. Non è chill per il semplice fatto che da vacanzina quella di Gorbačëv si trasforma in un arresto domiciliare, e sua moglie tra l’altro ha un ictus per il troppo stress. Quindi no, dicevo: non è chill.
Non è chill ma almeno Orso tontol - scusate, Gorbačëv, ha alcuni parenti lì con lui. Oltre alla moglie, ad esempio, c’è il genero Anatolij Virganskij. È lui che lo aiuterà a registrare quel filmato che vi dicevo prima: non dura molto, solo qualche minuto, e in come sono andati i fatti ha praticamente zero valore storico. Non è servito ad assolutamente niente, un gesto disperato e inutile. Quel “messaggio al mondo” non parla a nessuno. Beh, Gorbačëv, se prima avevi la mia curiosità adesso hai la mia attenzione. Dice che ogni parola uscita dalla bocca di Janaev è una menzogna, e che quello è un tradimento a tutti gli effetti. Dice che è una roba incostituzionale, che se Janev diventerà presidente sarà un presidente illegale. Se in quella stanza ci fosse stato un bullo di terza media avrebbe detto a Gorbačëv di ripetere quello che aveva detto, ma ora senza piangere. Avrebbe chiesto se gli mancava la sua mammina o se voleva un fazzoletto per asciugarsi quelle lacrime da frignone. Non c’era nessun bullo di terza media in quella stanza, però. Sarebbe stato stranissimo.
Concentrarsi sul filmato, sulle parole di Gorbačëv e sul suo linguaggio del corpo, ci restituisce il dramma di un uomo. Ma questo sarebbe concentrarsi sul dito e ignorare la luna: i primissimi secondi del video, tagliati nella versione divulgata dopo lo scioglimento del Comitato d’emergenza ma che Alan Curtis recupera nella terza parte di Traumazone. Virganskij, che era stato incaricato di recuperare una cassetta sulla quale registrare, presto si era accorto che nella dacia non c’era una cassetta vergine da poter utilizzare. Quel messaggio inutile e disperato, però, andava comunque registrato. Virganskij guarda tra quelle che ha a disposizione, e ne trova una di Ksenia, sua figlia e nipote di Gorbačëv, che prova delle posizioni di danza classica. Si registrava per poi riguardarsi e migliorare, Ksenia. Ma Ksenia e i suoi plié sono inutili al cospetto della storia che si compie, e il padre decide di registrarci sopra il “messaggio al mondo” del nonno. Sarà inutile anche quello al cospetto della storia, ma questo è un altro discorso.
È così che inizia il filmato di Gorbačëv al suo popolo, con qualche secondo della nipote che balla. In mezzo a tanta merda, finalmente una briciola di bellezza. In quei giorni il balletto, tra l’altro, è ricorrente. Come fa notare Arkadij Dubnov, per tanti giovani russi e russe in quei giorni è avvenuto un qualcosa di simile all’associazione tra 11 settembre e Melevisione che fa parte della vita di noi quasi trentenni1. Quelli del putsch di agosto per tanti e tante sono i giorni del Lago dei Cigni. Le radio e le televisioni in quei momenti frenetici erano oscurate, e c’era solo l’opera di Tchaikovsky a ciclo continuo:
Molti anni dopo, quando gli ho chiesto [a mio figlio] se si ricordasse il putsch del Gkčp, mi ha risposto che quelle parole le aveva sentite da me più tardi: in quei giorni il padre non lo vedeva quasi. Tuttavia, si ricorda di qualcosa che lo stupì molto: invece dei suoi cartoni animati preferiti, alla televisione facevano vedere un noioso balletto, il «Lago dei Cigni». A mio figlio, come alla stragrande maggioranza dei sovietici, la «più grande catastrofe del XX secolo», se mai si è impressa nella mente, è per il «Lago dei Cigni», piuttosto che per le astruse notizie provenienti dalla Bielorussia e dal Kazakistan, dove erano riuniti degli alti dirigenti lontani dalle loro preoccupazioni quotidiane.2
Tornando all’inizio del discorso, questo è quello che dovrebbe essere sacro. Dissociarsi nel senso di rifiutare l’esclusività di una realtà, quella che conta e quella della quale ci dovrebbe importare. Magari qualcuno non lo sa, ma questa newsletter si chiama “lezione di nuoto” per un appunto di Kafka sul suo diario. È datato 2 agosto 1914 e c’è scritto che il giorno prima la Germania aveva dichiarato guerra alla Russia, era iniziata la Prima guerra mondiale e lui quel pomeriggio avrebbe avuto una lezione di nuoto. Dire che la lezione di nuoto di Kafka ha la stessa importanza della dichiarazione di guerra della Germania alla Russia equivale a dire che Virganskij ha sbagliato, che non si dovrebbe mai cancellare il filmato di una bambina che balla per fare posto ad un filmato di un vecchio che dice Janaev è un traditore.
Tutto ha la stessa importanza, sempre. Un sasso e una pepita d’oro, un pesce rosso e uno squalo, il più povero e il più ricco, una lezione di nuoto e lo scoppio della Prima guerra mondiale, Ksenia Virganskij che balla e il nonno che cerca di evitare un colpo di stato. Ancora: tutto ha la stessa importanza, sempre. E se questo vuol dire che, essendo tutto importante allo stesso modo, niente è importante davvero, va bene così. Davvero, va bene così. Ce ne faremo una ragione.
Grazie per aver letto fino a qui, spero di aver fatto un buon uso della tua attenzione e del tuo tempo. Se non sei ancora iscritto o iscritta alla newsletter puoi farlo da qui, se invece vuoi dirmi qualcosa puoi rispondere a questa email o scrivermi su Instagram. Lezione di nuoto era, è, e rimarrà gratuita. Se però hai voglia di pagare la birra che ci prendiamo insieme ogni mese e supportare economicamente questo progetto, da oggi puoi farlo. Altrimenti è comunque ok, nessun problema. Anche perché, come dice una delle più grandi penne del nostro tempo: “saremo ricchi, ricchi per sempre / o forse no, vabbè fa niente”.
M. Insolia, Noi trentenni e quel trauma generazionale dello stop alla Melevisione l’11 settembre, 4 giugno 2024, lespresso.it
A. Dubnov, Quando l’Urss cessò di esistere, 22 dicembre 2021, rivistailmulino.it