Dice che è stata un’esperienza di acqua e interconnessione. Ricorda un momento della sua infanzia, di quando aveva cinque anni o giù di lì. Stava muovendo dolcemente la mano nell’acqua e il modo nel quale l’acqua si muoveva intorno alle sue dita, aprendosi da un lato e chiudendosi dall’altro. Lo descrive come un sistema mutevole di relazioni in cui tutto era simile e uguale, eppure così diverso. Un po’ come il mondo, un sistema di relazioni e strutture in continua evoluzione. Dice che realizzare questa cosa a cinque anni lo portò a crescere con questa interconnessione al centro dei suoi pensieri e di averla accolta come una profonda verità della quale farsi carico.
Ted Nelson, che racconta queste cose a Werner Herzog in Lo and Behold, ha poi portato queste idee nello sviluppo del Progetto Xanadu, la prima possibilità nella storia di collegare tra loro documenti elettronici diversi. “Tutto il mio lavoro al computer ha riguardato l’espressione, la rappresentazione e la dimostrazione dell’interconnessione tra le scritture”. Se avete un paio di minuti da dedicare alle parole di Nelson nel documentario lo vedrete mentre sorride, gesticola, si infiamma, allunga la fine delle parole quando trova delle vocali, ringrazia emozionato quando si sente dire che non è un pazzo, scatta una foto alla crew con la sua fotocamerina alla fine dell’intervista. Il mondo non prende la direzione indicata dai tipi come Nelson, e infatti la sua idea di interconnessione è diversa da quella che prende vita nei nostri apparecchi ogni giorni, ora, minuto, secondo.
Questo per dire che era potenzialmente una roba seria, questa storia che apriamo un computer e clicchiamo su una cosa che ne apre un’altra e poi un’altra e poi un’altra ancora. Per Ted Nelson era una roba seria, una roba bella e seria e accessibile per tutti e per tutte. Per mia mamma era una roba terrificante, una Sodoma e Gomorra frequentata esclusivamente da pedofili che cercavano di contattare su MSN il suo bambino d’oro, poi quando il suo bambino d’oro non era più appetibile per i pedofili è diventata una terra dell’Eden dove potersi sfondare di Il paradiso delle signore su RaiPlay. Per me è stata ed è tante cose, tante cose principalmente belle intervallate da qualche video dell’ISIS che taglia teste a poveri cristi. Da adolescente passavo un sacco di tempo online e le persone che frequentavo lì - su Extremelot, sui forum di Football Manager, su Facebook - le chiamavo “gli amici dell’internet” e non ho mai pensato queste relazioni avessero meno valore di quelle che avevo con “gli amici fuori dall’internet”. Un pomeriggio di febbraio poi è stata una cosa folle, una cosa che non mi scorderò nonostante io ci provi a riempirmi gli occhi della bellezza del mondo.
Questa storia parla di cani e di una rivolta di matrice razziale e di una fan fiction dove qualcuno fa finta di essere un welsh corgi pembroke assassino e della Regina Madre. Sono un bel po’ di cose insieme, quindi è il caso di andare con ordine: cosa diavolo è un welsh corgi pembroke? È una razza di cane originaria del Galles, come si può dedurre dal nome. È un cane che si vede abbastanza spesso anche nel resto d’Europa, Italia compresa. Ha le gambe corte, il culo grosso e le orecchie sproporzionate rispetto al resto della faccia, mi dispiace essere brutale ma è la prima cosa che si nota. È un cane che fa ridere, ma è anche un cane che sa come farsi rispettare. In origine nella regione del Pembrokeshire, estremità a sud-ovest del Galles, veniva usato come cane pastore ed era abituato a guidare una mandria di mucche al pascolo. Essendo la mucca gargantuesca rispetto a questa mezza sega di cane, il corgi per farsi rispettare mordeva: i gallesi lo chiamano “ci sodli”, termine che indica la parte della zampa del bovino tra tibia e tarso ed il suo bersaglio preferito.
Il corgi però non è diventato famoso grazie al suo fondamentale apporto ad un’ordinata transumanza nel Galles meridionale, bensì per essere i cani da compagnia preferiti dalle regine Elisabetta I ed Elisabetta II. Il primo corgi arrivò nella residenza di Balmoral nel 1933, dopo che la futura Elisabetta II vide il corgi del marchese di Bath e andò in fissa totale. Il padre Giorgio VI e la madre Elisabetta I regalarono Dookie alla bambina, al quale seguirono Cracker e Susan, prima femmina e dalla quale discendono tutti quelli che poi prenderanno il nome di “corgi reali”. Nel regno di Elisabetta II, quindi dal 1952 al 2022, saranno più di 30. Alla sua morte ne erano rimasti due, che sono stati adottati dal principe Andrea. Queens will literally adopt 30 corgis instead of going to therapy.
Essendo lezione di nuoto patrocinata dall’Irish Republican Army, questa non può essere una storia di coccole e croccantini. Per fortuna però il punto dei corgi reali non è il fenomeno in sé o la restituzione propagandistica di questo, bensì il momento nel quale questa dimensione della realtà viene fatta tremare dalle fondamenta. I corgi sono dei simpatici cagnolini che sembra sorridano sempre, la regina (sia Elisabetta che Elisabetta II) è una benevole madre dei suoi sudditi-bambini: abbiamo di fronte un’accoppiata vincente, nella quale si aggiunge la simpatia all’amore. E se questo equilibrio venisse turbato da un qualcosa che non è né simpatico né amorevole? E se i corgi reali si rivelassero dei pazzi furiosi? E se un corgi si mettesse alla guida di un tumulto di matrice razzista?
Vi sto per dire una cosa che meriterebbe una riflessione ma ve la sto per dire così, come se fosse una cosa normale. Facendo ricerca su questi corgi reali ho scoperto che su un sito svizzero di gente pazza per i corgi qualcuno scrive fan fiction su di loro, nelle quali adotta il punto di vista dei cani stessi scrivendo in prima persona e racconta le loro giornate tipo. Si sofferma sulle loro personalità, antropomorfizza e infantilizza le loro esistenze, ci parla dei loro rapporti con i regnanti. Il capolavoro è a mio avviso quello relativo al corgi Ranger, il cane senza dubbio più interessante dei 30 e passa. Il diario di Ranger è un omaggio alla post-verità ed un meraviglioso esempio di post-fonte. Se avete intenzione di non prenderlo seriamente vi consiglio di smettere di leggere adesso, perché quello che arriverà dopo assume un senso solo se diamo a questo la possibilità di sconvolgerci la vita.
Il pezzo inizia con aneddoti sulla vita quotidiana di Ranger: “Dormo con la Regina Madre1. L'ho sempre fatto. No anzi non è vero, c'è stata quella volta al Castello di Mey quando sono stato bandito dalla sua camera da letto per russare”. Dopo la visita di un veterinario il problema del corgi che russa viene risolto, e la narrazione continua idilliaca. Ranger spiega di preferire la tenuta scozzese di Mey perché lì non ci sono fotografi e lui può stare in giro fino a tardi (anche se certe volte ha problemi di stomaco a causa di una lenta digestione), racconta di svegliarsi alla stessa ora della regina e del suo rapporto con la sorellina Dash. Adora essere un corgi reale, tant’è che ha assimilato un linguaggio classista: chiama i collaboratori “dopey flunkeys”, stupidi lacchè.
Ranger è anche un corgi pazzo violento, e come tutti i corgi pazzi violenti in ogni fan fiction antropomorfizzante stanno sempre sulle difensive. “Mordere qualcuno? Non iniziamo. È ingiusto che si dica questo di me. Quel poliziotto di Buckingham Palace che è finito in ospedale? Un’esagerazione. I giornali dicevano che gli avevo sbranato la caviglia, ma era una diabolica bugia. Non è neanche uscito il sangue”. Ranger il furioso ha il culo coperto dalla regina, che lo difende sempre con la scusa che “è il suo istinto da cane pastore”: “deve usare quella frase tre volte al giorno”, continua Ranger, “fa molto ridere”. Poi prende per il culo i reali britannici per essere dei tedeschi e racconta di come la sua razza è stata allevata a tenere a bada le mandrie di mucche in qualche fattoria gallese. Già dopo qualche paragrafo la scrittura inizia ad annoiare, se non fosse per quella storia di Chipper.
Quella storia di Chipper Stefan Zweig - in un universo parallelo dove Stefan Zweig ha interesse a commentare i cazzi dei corgi reali - la definirebbe “un baratro d’orrore in cui siamo precipitati”, un posto nel quale “oggi brancoliamo tentoni, semiciechi, con l'animo sconvolto e straziato”2. È il 1989, l’anno nel quale il comunismo finisce ed il Mondo Libero vince la partita. Le scene dei tedeschi che ballano sulle macerie del muro di Berlino scaldano i cuori di molti. È una gioia vera la loro, come era una gioia vera quella di Michel Platini che cinque anni prima aveva festeggiato la Coppa dei Campioni sul prato dell’Heysel di Bruxelles, con 32 tifosi italiani morti sugli spalti. Questa è la miseria del mondo degli umani, e poi c’è il mondo degli animali. Un mondo nel quale Ranger guida una rivolta di corgi per braccare e uccidere Chipper, il dorgi (incrocio tra un corgi ed un bassotto) preferito dalla Regina Madre.
Nel racconto sul tenerissimo blog di appassionati di corgi ad un certo punto il registro cambia: entra in scena il baratro di Zweig. “Oh no, non iniziamo con la morte di Chipper. È successo lo scorso maggio. Da allora ne ho massacrati parecchi altri impertinenti. È stata una sfortuna, lo ammetto, uccidere il cane preferito della regina, ma lui se l'era cercata. Dovevo far capire chi comanda, no? Territorialmente, era imperativo. […] Sai, Chipper era, come posso dire (non voglio guai a Cruft3), non uno di noi. Esatto. I giornali non l'hanno mai chiarito. Era un "dorgi" - un incrocio tra un bassotto e un corgi. Chi ne ha bisogno? La regina ne ha ancora uno, una piccola stronza chiamata Piper. Un giorno prenderò anche lei. Quando la vediamo arrivare, io e i ragazzi cantiamo tutti insieme quanto prende quel dorgi in vetrina...". Siamo passati da zero a cento. Quello di Chipper è stato un linciaggio di matrice razzista, e Piper è la prossima.
I giornali britannici riportano lo shock della Regina Madre per la perdita del suo fidato cagnolino, ma la famiglia reale decide di gestire la situazione come “una questione privata”4. Il racconto continua, parlando di quanto sia importante per Ranger farsi tagliare le unghie ogni giorno per motivi legati all’età che avanza. Poi minaccia la principessa Marie Christine, moglie del principe Michael di Kent. Poi è entusiasta della zuppa. È un ottovolante. Poi racconta dei suoi sogni, di tornare a Windsor. Dice che quando la sua esistenza terrena arriverà alla fine, è lì che tornerà: nel cimitero dei corgi reali. Certe volte però ha anche paura, tanta paura che si sveglia nel cuore della notte: ha paura che Chipper lo stia aspettando per fargliela pagare.
L’autore o l’autrice senza nome di questa fan fiction sul brutale assassinio di Chipper non è solo socialmente pericoloso o pericolosa, ma ci restituisce anche la dimensione naturale di un animale cresciuto in un ambiente dove dorme in cestini di vimini sopraelevati5. Concludendo questo viaggio nella follia umana e nella natura animale, possiamo finalmente tornare a Werner Herzog e alle cose che lo colpirono mentre lavorava a Grizzly Man e alla vita e alla morte di Timothy Treadwell, amante degli orsi che da uno di questi venne sbranato. “La cosa che mi perseguita”, dice Herzog, “è che in tutte le riprese degli orsi fatte da Treadwell io non ho mai notato affinità, comprensione, pietà. Ho visto solo la travolgente indifferenza della natura. Per me, non esiste niente di simile ad un mondo segreto degli orsi. E questo sguardo vuoto mi parla solo di un interesse nel cibo. Ma per Timothy Treadwell questo orso era un amico, un salvatore.”
La storia di Ranger e Chipper è una mareggiata che si abbatte su un castello di sabbia, e adesso devi ricostruire tutto. Ora c’è violenza nei bellissimi giardini della regina, ci sono i pogrom nel mondo fatato dei cani divertenti con le gambe corte ed il culo grosso. “Io credo che il comune denominatore dell’universo non sia l’armonia”, continua Herzog, “bensì caos, ostilità e omicidio”. E questo vale anche per i corgi, a quanto pare.
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così è conosciuta Elisabetta I, madre di Elisabetta II.
Stefan Zweig, Il mondo di ieri. Ricordi di un europeo, Mondadori, Milano, 2017.
mostra canina tra le più prestigiose al mondo.
Richard Kay, The Queen is left heartbroken by the death of her last corgi: Devoted companion Willow, who appeared in James Bond Olympics sketch, dies at the age of 14, dailymail.co.uk, 17 aprile 2018.
Gian Luca Bausano, I corgi di Sua Maestà, i veri custodi dei segreti della regina Elisabetta II, corriere.it, 9 dicembre 2017.